Cambiare l'acqua ai fiori

ANDRICCI (27/10/2023) - Voto: 5/5
Libro scritto bene, divorato in pochi giorni. La struttura del libro mi ricorda molto TRE, che, forse, l’ho gradito maggiormente pur avendo un finale più amaro di CAMBIARE L’ACQUA AI FIORI: dopo tanto dolore Violette alla fine troverà un suo equilibrio, ed un po’ di felicità. Il libro narra più storie, in periodi temporali diversi, apparentemente slegate tra loro. Rispetto a TRE, che è stato scritto dopo questo libro, l’autrice ha (finalmente) inserito all’inizio di ogni capitolo la data in cui avvengono i fatti raccontati, permettendo un maggior orientamento del lettore: senza tale data all’inizio del capitolo a volte si ha qualche difficoltà a comprendere se il capito appena iniziato sta narrando un flashback o se sta riprendendo un filo conduttore abbandonato alcune pagine prima, si capisce il contesto solo dopo aver letto alcune righe … per lo meno è questa la difficoltà che ho trovato, ma comunque il libro è perfetto da ogni punto di vista. Come in TRE le donne (a parte qualche eccezione come la mamma di Philippe) sono descritte in modo positivo: sono figure forti e spesso vittima di alcuni uomini. Il genere maschile ne esce con le ossa rotte. Da questo punto di vista il libro l’ho trovato un po’ troppo femminista … se fosse stato fatto un lavoro al contrario sarebbero piovute critiche su critiche. La storia è ben intrecciata, ben costruita, e non si fare altro che fare il tifo per Violette, augurandole di trovare un lieto fine dopo tante difficoltà. Philippe, comunque, pur essendo una persona negativa, è “giustificato” dai cattivi consigli a lui impartiti dalla mamma fin da piccolo. Davvero un bel libro, complimenti alla scrittrice.
La Folli (25/10/2023) - Voto: 5/5
Incantevole e dolcissimo.
Andrea (12/10/2023) - Voto: 5/5
Buono
Patrizia (06/10/2023) - Voto: 1/5
Ennesimo best seller eccessivamente propagandato, superficiale, furbo e teso a far colpo con sentimenti "un tanto al chilo" per usare un'espressione molto sfruttata ma che rende in pieno l'idea. Personaggi stereotipati e buonisti al limite dell'antipatia, ruotano attorno alla protagonista che girovaga fra le lapidi lasciando fiori qua e là e dando la caccia ai gradassi notturni che cercano emozioni a buon mercato. E' stato più il lancio pubblicitario a farne un successo editoriale che, immagino e spero, il gradimento dei lettori.
Budur (14/09/2023) - Voto: 4/5
Bisognerebbe scrivere un trattato per commentare “Cambiare l’acqua ai fiori” perché esistono sostanzialmente due punti di vista: quello del lettore e quello dello scrittore o aspirante tale. Considerando che lo scrittore è innanzitutto un lettore, inizierò il commento dal punto di vista del lettore. Nonostante la mole di quasi 500 pagine, il romanzo si legge facilmente, è scorrevole, non occorre concentrarsi su chi siano protagonisti e comprimari in quanto i loro nomi vengono ripetuti e corredati di indizi per riconoscerli senza obbligare il lettore a costruire tabelle con alberi genealogici. In realtà, si tratta di tre romanzi in uno: due sono storie del passato e una del presente. La trama è ben guidata e, se non si svolgesse dentro un cimitero, “Cambiare l’acqua ai fiori” potrebbe essere catalogato nella categoria dei romanzi rosa. Tuttavia, dopo aver letto l’ultima pagina, il lettore incallito/smaliziato si chiederà «e allora? Qual è la novità?»; risposta: nessuna. Non si trova neanche un minimo di approfondimento psicologico di alcun tipo; i protagonisti non vengono giudicati per il loro comportamento, sono semplicemente descritti così come sono. Ora passiamo al punto di vista dello scrittore o aspirante tale. Valérie Perrin è un mostro di bravura. Leggere le pagine di “Cambiare l’acqua ai fiori” rende comprensibile a tutti il detto “show, don’t tell”; la sua scrittura è di taglio cinematografico, riesce a rendere palpabile una situazione senza effettuare descrizioni estenuanti. Vi sono anche alcune divertenti citazioni relative ai film di Claude Lelouch di cui Valérie è la compagna. Non solo “Cambiare l’acqua ai fiori” è un romanzo che ne contiene tre, per rendere autonome e maggiormente individuabili le tre parti, cambia il narratore, nella storia principale c’è l’io narrante, mentre negli altri sono narrate terza persona, mescolato con le pagine di un diario. Forse è proprio la complessità della struttura che rende piacevole la lettura di questo.