La peste scarlatta

patrik (14/05/2021) - Voto: 4/5
E' un racconto breve,e tale va preso nella sua totalità. Stile asciutto e incisivo e forse è meglio cosi,bellissima l analisi su come si è ridotto l uomo e come ritornerà se un Altra aventuale catastrofe dovesse sterminare la popolazione... é proprio vero,l uomo non cambia mai e sarà sempre un continuo cerchio di morte,rinascita per poi tornare a morire (per mano propria)
amber_reading (11/04/2021) - Voto: 4/5
Pur non amando i romanzi distopici, questo per me aveva un’urgenza visto le riflessioni obbligate da quello che abbiamo passato e stiamo passando. Inoltre London garantisce con la sua firma. Un romanzo breve, un romanzo orale. Il professor James Howard Smith è uno dei pochi sopravvissuti alla Morte Scarlatta. All’arrivo della Peste aveva ventisette anni e viveva in California in una società molto simile alla nostra, almeno per molti aspetti assolutamente visionari, ed effettivamente aveva indovinato o azzeccato se preferite. In questa storia è ormai anziano e racconta quanto è accaduto ai suoi numerosi nipoti alcuni in parte acquisiti. All’epoca dello scoppio della pandemia corre l’anno 2013 ; le fasi successive che vengono descritte come inevitabili comportamenti umani sono molto realistiche. Inizialmente il “problema” viene sottovalutato, poi si inizia ad osservare il “germe” ma finché l’occhio non vede risulta difficile comprenderne le reali necessità per contenere la strage. In tutto ciò si fa largo la paura e una scontrosa ritrosia verso tutti gli altri esseri viventi.
Allen W. Beat (20/03/2021) - Voto: 2/5
Un libro di poche parole che potrebbe essere l'inizio di una grande storia ma che rimane, solo, un incipit. In fondo, questo breve racconto "futuristico" di London lascia spazio a mille domande senza alcuna risposta. In sintesi: il mondo, neoindustrializzato, ha già finito il suo corso e si ritrova a vivere primitivamente il suo nuovo presente regredito. La civiltà si è perduta. Tutto lo scibile si è perso. Sono rimasti vivi qualche centinaio di persone in tutto il pianeta a vivere come clan. La natura violenta si è ripresentata all'appello. Un nonno, tre nipoti. Un racconto orale, di un vecchio ripetitivo, con la sfrontatezza della gioventù irritata all'udir storie non credibili. Una peste, scarlatta, che ha annientato l'umanità. In poco tempo. Nessuna speranza. Decadenza. Bell'incipt, appunto. Manca tutto il resto. Peccato.
Vite che sono la tua (12/01/2021) - Voto: 4/5
2073 area di San Francisco (Stati Uniti). Un vecchio e un ragazzo percorrono un sentiero che corre lungo quello che un tempo era il terrapieno di una ferrovia, dove oramai la vegetazione, con un’onda verde di alberi e arbusti, ha ripreso possesso dei suoi spazi. Sono passati sessant’anni da quel 2013 quando una Grande Peste ha eliminato gran parte della popolazione umana e fatto ripiombare i pochi sopravvissuti dalla civiltà superiore alle condizioni primitive. James Howard Smith, ultra ottantenne professore universitario, racconta, con gli occhi inumiditi dalle lacrime, ai suoi tre nipoti (Edwin, Hoo-Hoo e Labbro Leporino) annoiati e distratti, veri e propri selvaggi dediti alla pastorizia e vestiti di pelli, quello che era il mondo prima della peste e subito dopo, cercando di impartirgli conoscenza e saggezza. Il pianeta era governato dal Consiglio dei Magnati dell’Industria, un manipolo di affaristi diventati milionari sfruttando i più deboli: un capitalismo imperialista che divise la società in classi più elevate e schiavi, addetti alla produzione e fornitura di cibo. Durante il propagarsi della Morte Scarlatta la brutalità vinse sull’altruismo e sul reciproco soccorso. Jack London, che definì la sua opera pseudoscientifica, compose in poche pagine un romanzo visionario e post-apocalittico, comparso per la prima volta sul giornale The London Magazine nel 1912. Un racconto orale dove London evidenzia come l’essere umano non trae mai lezione dai propri errori e ammonisce sul pericolo concreto di scordare il passato e di ripeterlo, in un mondo dove appunto l’oralità sostituisce ogni altra forma di espressione culturale: Come scrive Ottavio Fatica nella postfazione, gli esseri umani saranno pronti a combattere la quarta guerra mondiale armati di selci e clave. E questo, secondo me, non solo perché siamo smemorati e incuranti, ma per la violenza insista in noi sin dagli albori della nascita del genere umano.
sara (22/11/2020) - Voto: 4/5
libro di facile lettura ma che ti spinge a riflettere