Diario 1941-1943. Ediz. integrale

Daniela Nisticò (08/03/2019) - Voto: 5/5
La bellezza è visibile ovunque. Si espande ovunque dalla più piccola parola, nei vagoni di un treno, tra scartoffie di un ufficio. Eh tu dice sempre la bellezza è ovunque basta scorgerla ritagliata conservarla e farne dono a chiunque
Antonella (15/03/2018) - Voto: 5/5
Una lettura che tocca nell'intimo.
Cristiano Cant (12/01/2018) - Voto: 5/5
Lo stanno leggendo a Radio 3 nei mai troppo benedetti pomeriggi di Fahreneit, ed è un incontro imponente, la dolorosa partitura di due anni terribili, una morsa sul cuore uguale a un canto dello spirito che tocca e sente l'estremo della vita, del male, del senso. Si scopre immediatamente quella che Etty chiama "età dell'anima", un basamento innato che regola ogni battito, un sangue invisibile che intaglia le percezioni, i livelli di forza, le attenzioni, gli scavi, l'intera materia di cui siamo composti e che, a vette di incontenibile grandezza, nessuna ferocia storica può ridurre o declassare, anche perché "l'età dell'anima è diversa da quella registrata all'anagrafe. Credo che l'anima abbia una determinata età fin dalla nascita, e che questa età non cambi più". Lo sguardo dunque rimarrà intatto oltre ogni negoziato con l'Inferno, oltre gli sfinimenti e le assurdità di un reale terribile; Etty sa bene che "l'unica vera unità è quella che contiene tutte le contraddizioni e i movimenti irrazionali: altrimenti finisce per essere di nuovo un legame spasmodico che fa violenza alla vita". Resistere allora nel proprio cerchio di cose e difendere la propria anima quanto più sia possibile, anche con un solo verso di Rilke se quelle parole possono punteggiare una pur tenue trincea interiore contro il massacro di ogni ragione attorno. "Dobbiamo avere il coraggio di abbandonare tutto, ogni norma e appiglio convenzionale, dobbiamo osare il gran salto nel cosmo, e allora, allora sì che la vita diventa infinitamente ricca e abbondante, anche nei suoi più profondi dolori". Una lezione suprema che lancia pagine altissime nel ventre della peggior Giudecca, dell'inaccettabilità civile, del sonno umano: "Se tutto questo dolore non allarga i nostri orizzonti e non ci rende più umani, liberandoci dalle piccolezze e dalle cose superflue di questa vita, è stato inutile". Qualcosa di più di un monumento, il lascito di una verità d'amore immersa nel lacerante buio del suo opposto.
Carla (01/12/2017) - Voto: 5/5
Un libro bellissimo, illuminante. Un'itelligenza sottile. La shoa ha spazzato via anche lei, troppo presto.