I superstiti del Télémaque

Luca Bidoli (05/09/2020) - Voto: 5/5
Un romanzo potente, una mirabile descrizione di paesaggi e personaggi che lasciano una loro decisa impronta, una storia mirabile che coinvolge un passato tremendo, due fratelli, come spesso accade, ben distinti nei loro caratteri, nel loro modo di affrontare le situazioni più avverse e dure. Eppure il più debole darà prova, nelle sua ostinata ricerca di una verità che scagioni l'altro da un crimine che non ha commesso, di un singolare coraggio e di una rara ostinazione. Salvo poi, ad eventi terminati, ritornare nella prosaica quotidianità, in una successione sempre eguale di giorni. Splendido, superbo Simenon d'annata, del 1936.
Claudio (26/08/2020) - Voto: 5/5
Una trentina d'anni prima una nave francese era affondata nelle acque vicine al Sud America. I superstiti, postisi in salvo su una barca anadat alla deriva, vengono alla fine salvati, ma uno di questi -un marinaio inglese- non c'era più: probabilmente mangiato dagli altri. Un altro, invece morirà subito dopo il salvataggio e avrà delle ferite da taglio sulle braccia, che portano a pensare ad un omicidio. La moglie di questi darà alla luce qualche mese dopo due gemelli, Pierre e Charles, cresciuti bene grazie alla generosità della sorella della mamma, la quale nel frattempo è quasi impazzita. Mentre Pierre diventa un famoso capitano di pescherecci, Charles -la vera mente pensante della famiglia- fa una vita grama, da ferroviere. Nel frattempo l'ultimo superstite della tragedia del Telemaque torna in paese e qualche tempo dopo viene trovato ucciso, sgozzato. Viene arrestato Pierre, di cui in casa del morto si sono trovate tracce proprio di quella sera in cui è avvenuto l'omicidio. Ma Charles è convinto dell'innocenza del fratello e finalmente dà sfogo alla sua abilità, riuscendo seppur a fatica a rintracciare la vera omicida, una donna delusa dal comportamento del morto che dopo varie promesse di matrimonio, la stava lasciando per tornare in Sud America
Alberto Genovese (14/07/2020) - Voto: 4/5
Anche in questo libro la figura di un estraniato, un perdente con sé stesso, un balbuziente delle proprie ragioni, uno smarrito. E' la poetica sommersa di Simenon, la sua visione insieme laica e criptocristiana dell'esistenza e della vittoria della fragilità umana pur nell'apparente sconfitta. L'eroe negativo è il capro espiatorio della tragedia della incomunicabilità, che offre in olocausto alle anime ottuse. Qui manca tuttavia il vigore di molti altri suoi libri. E come sempre l'autore fa ricorso troppe volte nel testo ai puntini di sospensione che sfilacciano la prosa.
urbano (09/07/2020) - Voto: 5/5
Non posso che condividere : il solito grande Simenon
max (19/06/2020) - Voto: 4/5
Il solito, grande Simenon!